Letture per l'estate (e oltre). Uno, prima parte.
Quelle già disponibili e quelle che arrivano a puntate
Buongiorno!
Questa settimana due argomenti: un elenco di cose che ho scritto e che potete leggere qua e là (gratis o meno), e l’inizio di un racconto che vi (ci) accompagnerà per una decina di puntate, e altrettante settimane, e che si chiama Uno. È un racconto sul tema del doppio immerso in una ambientazione di vaga distopia, e rappresenta una pausa tra un progetto a base poetica (Sillabe, che è appena finito) e il successivo (che parte in settembre).
Letture
Per chi si chiedesse “ma che altro hai fatto prima di Sillabe”, innanzitutto le cose gratis: il blog Un’altra versione non è aggiornatissimo ma esiste dal 2009 e contiene un bel po’ di materiale da leggere e scaricare, che è raccolto in ordine approssimativo sulla colonna di destra.
A seguire, i libri i cui diritti mi frutteranno un appartamento a Montecarlo o, più probabilmente, un paio di pizze (ragionando sul lungo termine). Trovate tutto su Amazon.it, in cartaceo e in ebook; E tutto sembrò falso e sembrò vero è disponibile solo su carta, in libreria (ordinandolo), nei siti come Amazon o Ibs o dal sito della casa editrice. Per comodità ulteriore ho messo i link a ciascun’opera.
Poesia
Teoria dei canti
Un viaggio in terza rima attraverso la materia, il numero e la parola. Novantasei canti giocati di sponda tra la fisica, la matematica e il linguaggio (ma è solo poesia): si entra in mondi grandissimi e in mondi piccolissimi, in mondi fatti di numeri, in mondi fatti di logica, di parole, e di personaggi reali e letterari, di scienziati e di poeti, di macchine e di animali parlanti.
Canone accidentale
Piccola biblioteca in versi vari: centoventi grandi opere della letteratura mondiale trascritte in brevi poesie. La versione ebook (ePub) è gratuita, scaricabile dal blog.
Tempo notturno
Poema scritto “in diretta” durante la seconda ondata di Covid, mentre attendevo (im)paziente che arrivasse il mio turno per la vaccinazione. Qui si toccano, in terza rima, i percorsi di pipistrelli, vaccini ed ecosistemi compromessi: ma è principalmente la storia di una musica, di un’eredità da rispettare e della vita di alcune persone che cercano di tirare avanti nonostante le limitazioni e il pericolo del contagio. È una storia che parla di odori e di sapori perduti, di contatti che non ci sono più, e del modo in cui si tenta di porvi rimedio.
E tutto sembrò falso e sembrò vero
ed. Scienza Express, disponibile in tutti i punti vendita online e in libreria. Trentadue sonetti su trenta paradossi, brevemente spiegati in prosa e formule.
Poema di una macchina
In realtà è un prosimetro: inserti in prosa e abbondanza di versi in metro vario. Contiene vita e vicissitudini di un’intelligenza artificiale che prende coscienza di sé e comincia a raccontarselo in versi. Buona parte di questo poema sarà materia di approfondimento della newsletter nel progetto che partirà da questo autunno.
Haiku in bianco e nero
100 haiku scritti e illustrati da me. Versione digitale disponibile gratuitamente sul blog Un’Altra Versione.
Forme e discorsi di oggetti e persone
È un poema che parla dello spazio, della materia e della forma.
Lo fa toccando argomenti di geometria e di topologia, nonché certi temi di fluidodinamica e di cosmogonia, i cui aspetti meno familiari sono comunque affrontati in brevi apposite note in modo da non rendere oscuro il testo. Ma si tratta di aspetti che occupano una frazione minoritaria dell’opera, che è soprattutto la storia di una relazione fra due persone, Clara e Giovanni, vista in diversi momenti della loro esistenza. È la storia di queste due persone nello spazio, tra i volumi e le forme della loro casa, e del modo in cui la loro relazione modifica la percezione dello spazio proprio e di quello comune. Il punto di vista vuol essere molteplice, per cui a reggere le fila del discorso si alterneranno spesso e volentieri gli oggetti quotidiani e gli ambienti della vita di Giovanni e di Clara: lo faranno in quanto parte della materia, dello spazio e della forma, e in quanto controparte degli esseri umani anch’essi spesso reificati dalle contingenze della loro esistenza.
Romanzi
Manuale di conversazione
Ne avete letto ampi stralci su Sillabe in questi mesi. Vita e avventure di Irene Cardin, donna non più così giovane da cullarsi di illusioni e non ancora abbastanza vecchia per accontentarsi dei ricordi, che cerca di fare il punto sul proprio percorso esistenziale e sociale. Nonostante si consideri una donna “meno problematica della maggior parte della gente che si definisce non problematica”, Irene è da qualche tempo in cura dalla dottoressa Leoni.
Il virtuoso
Questa è la storia di un amore impossibile. Non triste, non contrastato: proprio impossibile. L'icona del personaggio storicamente e culturalmente impossibilitato ad amare, Satana, si trova dunque alle prese con un caso bizzarro di seduzione e di esplorazione dei propri limiti.
Una poderosa rapsodia di incompiuti
Tecnicamente è un prosimetro anche questo, ma qui la prosa e la poesia raccontano due storie diverse. Ci sono una conduttrice radiofonica di un programma culturale che ha perso il lavoro, un informatico pericolosamente attratto da questioni filosofiche, un vicinato imponderabile, una città da ricostruire sui ricordi passati e un vecchio poema sull'amore e la malattia. È una storia che intreccia prosa e versi, una storia che parla di relazioni incomplete, di rapporti mancati e di un'opera postuma.
Racconti
Anche dei racconti avete letto qualche stralcio nelle prime puntate di Sillabe. Qui è dove potete trovarli tutti.
Cronache da un paese ipotetico
Racconti scritti tra il 1999 e il 2014.
Sono racconti per nessuno
Racconti, 2021. L’edizione digitale è disponibile gratuitamente sul blog.
E ora veniamo al racconto che ci accompagnerà per il resto della stagione estiva. Buona lettura!
Uno. Prima parte
Non so se ci somigliassimo anche quando eravamo ragazzi, perché le rare immagini che si hanno di lui a quell’età sono storpiate dalle lusinghe dell’iconografia ufficiale. Vedo ora che ho usato il plurale, ho detto “ci somigliassimo”, non ho chiesto se io somigliassi a lui, ecco, ho posto me stesso su un piano di parità con l’unica persona con la quale l’unico pari sembra essere Dio, e con la differenza che Dio talvolta si distrae, o si rende misterioso, o tollera che non gli si creda. Devo essere stato superbo, ne deduco; ma non posso fare altrimenti, non è questione se io somigli a lui, o addirittura lui a me, quanto piuttosto un gorgo che ci condanna entrambi senza che sia possibile stabilirne l’origine. Del resto, siamo nati nello stesso anno e nello stesso mese, seppur non nella medesima data: io sono più vecchio di nove giorni, pensate.
È comunque plausibile, dicevo, che ci somigliassimo anche da ragazzi, e addirittura da bambini; e questo lo affermo con una certa sicurezza perché, nonostante le evidenti disparità di condizioni iniziali che le nostre rispettive vite ci hanno messo davanti, una somiglianza come quella che c’è tra di noi non si può inventare da un giorno all’altro, non può sorgere dal nulla - o, come disse mia madre, quando anch’ella, come tutti del resto, la notò - non può scaturire all’improvviso.
Dunque eravamo simili anche prima, con ogni probabilità; ma il fatto divenne evidente quando entrambi avemmo compiuto i trentasei anni, e lui diventò quel che era destino che fosse, e io smisi di essere un semplice maestro di scuola di una città di provincia, il che quindi fu destino, in copia, anche per me.
È curioso come io ripensi ancor oggi ai miei alunni di quell’anno, e come ci abbia ripensato spesso, nei ventun anni che sono trascorsi da allora, con gli occhi pieni di un inutile senno di poi. È curioso perché delle classi precedenti, invece, non ho quasi più cognizione: come se fossero state inghiottite in un luogo ostile della memoria, come se non fossero, oserei dire, nemmeno mai esistite se non nel sogno, o nella statistica. Dei bambini di quella stagione fatale ricordo ogni cosa. Ricordo che avevano sei anni, quando li vidi per la prima volta, in ottobre; e quando li lasciai, alla metà di aprile del terzo anno, solo alcuni ne avevano già compiuti nove. Erano ventotto, una classe mista, come si usava allora; come me, erano in prevalenza figli e figlie di una media borghesia gracile e sospettosa, che vedeva quotidianamente erose le proprie certezze economiche dall’inflazione e da quello che tutti noi, all’epoca, ci figuravamo come un incoercibile e misterioso livore dei mercati finanziari, entità di volta in volta astratte o concretissime e pronte a materializzare le loro nefandezze in questo o quel capro espiatorio sociale. Ma quei bambini e quelle bambine nulla sapevano delle angosce mie e o dei loro genitori; erano ancorati alle sciocche e salvifiche fucine dell’incanto infantile, cittadini di un mondo a parte in cui la società e la giustizia erano più grezze e immediate, e meno mortifere. Ricordo i loro nomi, tutti. E ricordo i loro volti, le loro movenze, la capacità o la pena con cui ciascuno di loro cercava di adattarsi alla matematica e alle regole della lingua, di imparare i nomi dei fiumi, di mettere un ordine al corso degli eventi della storia che, in una versione semplificata ma non disonesta, io credo, noi insegnanti proponevamo nelle ore di lezione.
Ecco, allo stesso modo la storia reale e presente, non solo quella passata, ci colse allora con le sue semplificazioni, e non ho motivo di credere che si trattò di un racconto disonesto, anche lì. Ricorderete anche voi la temperie di quegli anni: le incertezze sociali, la debolezza del governo, il malcontento che cresceva ribollendo eppure sembrava non dover deflagrare mai. Le rivoluzioni sono un cambio di prospettiva, perché è solo così che si manipola la realtà. C'è chi fornisce sogni e chi paure, spesso entrambi; lui ci fornì anche, all'inizio, di furore e di consolazione, che seguitò a modulare variamente durante l'intero corso della sua presidenza, che di par suo continuava del resto a rinnovarsi di quinquennio in quinquennio, e sul furore e sulla consolazione costruì un prospetto di identità collettiva. La volle eterna, o almeno tale da sopravvivergli; non fu così, e non importa. All'epoca funzionava, e funzionò per una generazione, autoalimentandosi finché poté. Il mio ruolo, in questi anni che possiamo definire di manipolazione non forzata delle masse, fu modesto, ma non irrilevante. Permettetemi di riassumere qualcuno degli episodi più noti, prima di arrivare a raccontare ciò che solo io conosco; la storia generale, quella del popolo, prima di quella privata che ha importanza solo per me e per i miei affetti. Innanzitutto bisogna dire che non fu una rivoluzione di stampo classico; lo ricorderete, non si videro i carri armati per le strade, la televisione non interruppe i suoi programmi, la rete non collassò. Certo, per qualche giorno più di un commerciante tenne la saracinesca abbassata per timore di scontri, ma ve ne furono pochi, e presto sedati. Cominciò tutto con le elezioni, fu un percorso regolare, ci fu un nuovo governo, il suo, e il parlamento non ebbe di che protestare, subitamente riempito di deputati e senatori a lui fedeli. L’opposizione proclamò le sue tesi con enfasi spenta, vagheggiò catastrofi che non ebbero seguito nei fatti, e si acquietò di pari passo contentandosi del monopolio di una riserva morale altezzosa e sterile, per quanto talora in buona fede.
[1. Continua - ©ElenaTosato2024]